Imposta col voto di fiducia
Passa al Senato la “Buona scuola” di Renzi e dei padroni
Gli insegnanti in piazza la contestano

Con 159 sì e 112 no il Senato nero ha approvato il 25 giugno il maxiemendamento sulla “Buona scuola”, imposto col voto di fiducia dal governo del nuovo duce Renzi. Una fiducia, che si pone come l'ennesima prova di forza di Renzi per impedire possibili intralci a quella, da lui sempre definita, come la riforma più importante del suo governo, annichilendo l'opposizione di carta all'interno del PD e garantendosi nuovi plausi da parte confindustria che brama questa riforma per mettere le mani sull'istruzione pubblica piegandola ai suoi interessi. L'ex presidente del Senato e attuale capogruppo di Alleanza Popolare al Senato, gongolante, ha dichiarato: “E' una grandissima svolta. E' una grande riforma di destra che abbiamo approvato governando col centrosinistra”.
L'aula del Senato ha dato così il via libera all'ennesima distruzione dei diritti sociali nel nostro Paese. Ora il provvedimento passa alla Camera dove arriverà il 7 luglio.
Nella sostanza il maxiemendamento non cambia di una virgola la natura neofascista antistudentesca e antipopolare della “riforma”, tutta incentrata sui presidi-manager, l'autonomia scolastica e l'ingresso dei capitali privati, schedatura discriminatoria e classista degli studenti, l'assoggettazione delle scuole e degli studenti agli interessi delle imprese, gli sgravi e incentivi per chi manda i figli alle scuole private.
Quel poco che viene modificato dal disegno di legge è sostanzialemente in senso peggiorativo, il piano straordinario assunzioni e le valutazioni dei presidi. Nelle grandi promesse fatti da Renzi per il prossimo anno scolastico, a patto che venga votato il “pacchetto scuola” nei termini stabiliti dalla maggioranza, verranno inglobati tutti gli idonei al concorso a cattedre 2012. Parte dei nuovi assunti a tempo indeterminato servirà a sostituire i turn over (circa 30mila posti) e i posti vacanti (circa 15mila) finora ricoperti con le supplenze. I precari esclusi da questa lista (oltre 50mila), invece, vengono ammessi con un’assunzione giuridica di un anno. E da settembre 2016 finiranno nell’organico potenziato aggiuntivo.
Un esercito di precari rimane comunque appeso al vuoto. Il sindacato Anief ricorda che sono 70mila quelli che ricorreranno in tribunale. Tra gli esclusi ci sono anche “coloro che hanno conseguito il titolo all’estero e in Scienze della formazione primaria dopo il 2011”.
La seconda modifica invece introduce la valutazione dei dirigenti scolastici, a cadenza triennale, affidata a degli ispettori nominati dal Ministrero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca (Miur), così in parole povere sarà il governo stesso a valutare i presidi manager premiando i più compiacienti e servili .
Ritornando alla votazione in Senato, tutto il PD si è schierato compatto nel votare si alla controriforma scolastica, inclusa la cosidetta “sinistra” capitanata dai bersaniani, che ha dato il proprio assenso nel nome della responsabilità a mantere unito il partito e il governo, calando così le braghe davanti all'arroganza di Renzi e della ministra dell'istruzione Giannini.
Contrari invece SEL, Lega Nord e Movimento 5 Stelle che hanno votato no a alla “riforma” e hanno inscenato proteste in aula contro l'imposizione della fiducia e il contenuto della “riforma”.
Uniche eccezioni all'interno del PD sono stati i tre senatori Dem. Tocci, Mineo e Ruta che si sono astenuti. Una posizione quella dei tre senatori dissenzienti che non ha convinto gli studenti e gli insegnanti che stavano protestando davanti a Palazzo Madama. Basti infatti vedere come hanno accolto Mineo, che dopo essersi astenuto dal voto si è recato fuori palazzo madama, credendo con la sua posizione non allineata al governo di riscuotere approvazione dalle masse, ma le masse ormai sono stufe del piede in due scarpe tenuto da alcuni politicanti borghesi, per questo motivo è stato sommerso dalle urla e dai fischi dei manifestanti (Alcuni docenti lo hanno inseguito su corso Vittorio Emanuele, urlando "vergogna, buffone") accusato di non aver preso una posizione netta votando contro la “riforma”, e di continuare a vegetare in un partito oramai completamente ostile al popolo. I tentantivi di Mineo di giustificare la propria posizione non hanno tenuto banco tra i manifestanti e alla fine è dovuto scappare dalla piazza rifugiandosi dietro un cordone di polizia, lasciando una piazza, quella di Roma, incandescente nel giorno della votazione del Senato.
Le organizzazioni sindacali della scuola, da quelle confederali a quelle di “base” hanno sfilato in corteo con centinaia di insegnanti e studenti da piazza della Bocca della Verità fino a Campo de' Fiori per protestare contro il disegno di legge del governo.
I manifestanti hanno provato ad arrivare al Senato ma sono stati fermati dai cordoni di polizia in piazza Sant'Andrea della Valle. La tensione è salita al momento del voto tra urla e fischi.
In mattinata erano stati gli studenti a far sentire la propria contrarietà alla “riforma”. Miur, Piramide, Colosseo, Ponte Garibaldi, San Pietro in Vincoli e Ponte Milvio. In varie zone della capitale sono comparsi gli striscioni "No alla Buona Scuola di Renzì” firmati dalle organizzazioni sindacali e l'Unione degli Studenti per continuare la battaglia in difesa della scuola pubblica nel giorno dell'imposizione del voto di fiducia al Senato.
Le lotte che continuano ormai senza soste da mesi, nelle scuole e nelle piazze sono state l'epicentro della mobilitazione contro il Disegno di legge della cosiddetta “Buona scuola”, una mobilitazione ed una lotta che non devono cedere, e non cederanno di un passo davanti all'arroganza di Renzi consapevoli che devono continuare incessanti fino al ritiro completo della “riforma”. Infatti sono già stati programmati delle lotte, tra cui uno sciopero degli insegnanti all'apertura del nuovo anno scolastico e un referendum per abolire la controriforma.
 

1 luglio 2015